Il nostro futuro, di Alec Ross

DiGiovanni Pascuzzi

12 Agosto 2017

Vincenti e perdenti

Alec Ross ha svolto la funzione di senior advisor per l’innovazione nello staff di Hillary Clinton quando lei era segretaria di stato (nel primo mandato di Obama). In quella veste ha incontrato i “più alti livelli di leadership delle massime aziende tecnologiche e dei governi della Terra”. L’attività svolta gli ha consentito di scrivere quello che è divenuto un best seller in tutto il mondo: “Il nostro futuro. Come affrontare il mondo dei prossimi vent’anni” (la lettura mi è stata suggerita da uno dei rappresentanti degli studenti in Senato accademico).

Il libro segue due grandi filoni: da una parte spiega le innovazioni tecnologiche che ci attendono. Dall’altra preconizza le ricadute sociali ed economiche di questi cambiamenti epocali.

Sotto il primo aspetto ci parla di un mondo dominato dai robot (che saranno in grado di sedare i pazienti in sala operatoria); ci illustra come la genomica ci consentirà di vincere il cancro; ci introduce al fascino di bitcoin e della moneta elettronica; ci racconta le magnifiche sorti progressive dei cosiddetti big data. Per quel che riguarda il secondo profilo prefigura le conseguenze di tali innovazioni: la perdita di posti di lavoro (basterà un solo anestesista che controlli ciò che fanno i robot); la nascita di un mondo programmato (si potranno creare bambini su misura); l’avvento di un possibile far west tecnologico (attacchi informatici e truffe miliardarie online).

Ross dedica molto spazio a descrivere come saranno i mercati futuri, con una convinzione di fondo: molti guadagneranno (anche tanto) ma molti rimarranno senza lavoro con il rischio che crescano le diseguaglianze (riporto le pagine 22 e 23 dove questo discorso è sintetizzato in maniera chiara).

L’ultimo capitolo (di gran lunga il più breve) è dedicato ai consigli per i giovani. Occorrerà: viaggiare molto (“i maggiori guadagni saranno quelli che hanno la capacità di guardarsi intorno nel mondo e di vedere e cogliere l’occasione nella prossima ondata di mercati ad alta crescita”: p. 205); conoscere le lingue: non solo linguaggio umano ma anche linguaggi di programmazione (anche perché insegnano a capire i problemi e ad immaginare le soluzioni); possedere capacità analitiche (quelle delle vecchie arti liberali).

Mi è sembrato un libro interessante (un centinaio di pagine di meno lo avrebbero reso migliore). Insegna cosa sta avvenendo alla frontiera della ricerca tecnologica.

Quello che mi sembra dominare nel libro è: a) la logica vincente-perdente (vedi la pagina 18 che riproduco); b) cosa fare per trovarsi tra i vincenti.

La tecnologia comporta delle diseguaglianze (vecchie e nuove). Dobbiamo limitarci a registrare questo fatto e a comportarci di conseguenza per non rimetterci o dobbiamo preoccuparci di ridurle o eliminarle sul piano globale? L’autore sceglie la prima strada: la seconda è quella propria della politica. Alec Ross era consigliere di Hillary Clinton: la seconda ha perso le elezioni per diventare presidente degli Stati Uniti.

Ai giovani vanno insegnate tutte le cose scritte in questo libro. Ma anche qualcosa di più del solo modo di fare soldi e trovarsi dalla parte giusta del tavolo (di baccarà).

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

Skip to content