La competenza in politica

DiGiovanni Pascuzzi

17 Gennaio 2018

Il Presidente Rossi ha aperto l’intervista rilasciata ieri a questo giornale dicendo che bisogna eleggere in Parlamento persone «competenti». Ma che cos’è esattamente la competenza in politica?

La competenza non coincide con la capacità di procacciare voti. Spesso i partiti candidano artisti affermati o campioni dello sport proprio perché attraggono consenso. Ma essere in grado di arrivare allo «scranno» nulla ci dice su cosa si è poi in grado di fare.

Del pari la competenza politica è cosa diversa dal possesso di conoscenze anche approfondite in uno specifico campo. Un virologo di vaglia potrà esprimere un parere illuminato se si deve affrontare il tema dei vaccini, ma quella particolare conoscenza può rivelarsi poca cosa allorché le Camere sono chiamate ad occuparsi delle mille altre materie di loro competenza: dalla politica estera al commercio internazionale, dalla tutela dell’ambiente all’ordine pubblico.

Il concetto di competenza riassume la padronanza di saperi, abilità e abiti mentali.

Il Parlamento è chiamato a scrivere leggi e definire politiche pubbliche in senso ampio: attraverso le norme vengono orientati e/o conformati i comportamenti delle persone al fine di raggiungere gli obiettivi considerati importanti.

La competenza politica significa innanzitutto essere in grado di capire i problemi della società: quelli presenti ma anche e forse soprattutto quelli che verosimilmente si presenteranno. È un compito difficile: perché bisogna essere in grado di «leggere» i fenomeni, comprenderne le cause, metterli in relazione.

Significa, poi, immaginare le soluzioni per quei problemi enucleando gli strumenti, anche innovativi, più idonei a perseguirli. Prima di scrivere bene una legge occorre concepire ricette efficaci nel merito.

Ma il solo possesso delle capacità appena viste non basta. Problemi, soluzioni e strumenti possono essere compresi e costruiti solo se si ha una meditata e coerente visione del mondo. Il disavanzo statale può essere un problema, il taglio delle spese può essere visto come strumento per la sua soluzione, decidere se tagliare la spesa sociale o la spesa per gli armamenti attiene alla visione del mondo. A ben vedere è il profilo più importante di questa competenza: quello che dovrebbe portare a ritenere che, anche nell’epoca del «fare», la distinzione tra destra e sinistra non è affatto superata.

Corriere del Trentino, 17 gennaio 2018

Antefatto: intervista Presidente Ugo Rossi

Post-articolo: editoriale di Gaspare Nevola

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