Nei giorni scorsi mi è arrivata una mail di un ex studente.
Mi ha detto di aver conseguito la laurea da qualche giorno e che avrebbe avuto piacere di parlarmi per avere qualche consiglio sulle traiettorie da intraprendere.
Un tempo colloqui di questo tipo erano usuali. Oggi, a 4 anni dalle dimissioni dall’insegnamento, richieste simili sono sempre più rare (più facile è che a scrivermi siano laureati di molti anni fa che mi aggiornano sui progressi professionali: quando accade ne sono lieto).
Gli ho dato appuntamento su teams.
Mi ha raccontato del suo percorso. Ha fatto cenno ad episodi che lo hanno tirato un po’ giù (una delusione sentimentale, e il mancato seguito che il relatore ha dato alla sua richiesta di proseguire gli studi). Soprattutto ha indugiato sulla sensazione di spaesamento maturata il giorno stesso della laurea: “e ora che faccio”?
Mentre ascoltavo il suo racconto, rivedevo più che i miei trascorsi professionali il mio periodo da neolaureato: anch’io pensavo “e ora che faccio?”.
Gli ho detto molte cose.
Per prima cosa l’ho invitato a dare valore al risultato ottenuto: “conseguendo la laurea lei ha dimostrato innanzitutto a se stesso di essere in grado di darsi un obiettivo di lungo periodo e di essere in grado di raggiungerlo: non tutti riescono nel fare l’una e/o l’altra cosa”.
Poi gli ho detto (i) di guardare dentro se stesso per capire spassionatamente cosa gli piace davvero diventare, ovvero come si vede tra vent’anni (per scoprire la motivazione profonda, senza la quale non si va lontano); (ii) su quella base costruire la traiettoria da seguire che dovrà comprendere il continuare a studiare (master e/o dottorato meglio in una sede diversa da quella in cui si è laureato ovvero meglio all’estero).
Così abbiamo parlato dei suoi interessi e piano piano abbiamo individuato dei possibili scenari.
Alla fine mi è parso più sollevato (probabilmente aveva solo bisogno di confrontarsi). Ed ha anche riso quando gli ho detto:”guardi che adesso le sembra di avere davanti solo difficoltà, ma pensi che io baratterei la mia età con la sua, perché lei ha ancora tutto davanti a sè”.
Mi ha chiesto se rimpiango l’insegnamento. Gli ho risposto che mi dispiace non avere l’età che avevo quando iniziai ad insegnare, che l’insegnamento mi ha dato tanto, ma che le cose iniziano e finiscono. Ora vivo una nuova sfida che mi sta dando tanto. Poi tutto può ancora succedere.
Le opportunità arrivano e si colgono. Il bello di essere giovani è che si ha tempo e forze per costruirsele.
Ci siamo salutati così.

