Tesi o lavoro? Le scelte di Lara

DiGiovanni Pascuzzi

3 Aprile 2019

L’Adige 3 aprile 2019

Lara è una studentessa universitaria. Le mancano due esami per completare il ciclo di studi.

La tesi l’ha chiesta a me. Ci sta lavorando da un po’.

Qualche giorno fa è venuta a trovarmi e mi ha detto: “Una impresa multinazionale mi ha offerto uno stage di 6 mesi a partire da metà aprile. Dovrei occuparmi di contrattualistica e rapporti di lavoro del personale. Impegno a tempo pieno e retribuzione adeguata alle mie competenze”. Mi ha chiesto cosa ne pensassi.

Molti ragazzi, alla vigilia della laurea, intraprendono una qualche esperienza lavorativa. Spesso non si laureano più. Il numero di giovani che hanno sostenuto tutti gli esami e poi non si laureano è elevatissimo: secondo me è una ricaduta della “sindrome di Peter Pan”. Non è raro che io rincorra i tesisti che non si fanno sentire per mesi, per indurli a concludere il lavoro (chiedendomi sempre se ho il diritto o il dovere di farlo: in fondo sono adulti e sanno o dovrebbero sapere quello che fanno).

Le ho risposto quello che penso: “Quando si è iscritta all’Università si è posta un obiettivo (probabilmente chiedendo ai suoi genitori di fare dei sacrifici per mantenerla). Ora quell’obiettivo è a portata di mano. Si laurei. Poi, da dottoressa, e quindi con un potere contrattuale maggiore, farà tutte le scelte lavorative che vorrà. Portare a termine una impresa iniziata è un valore in sé. Non sa quante persone poi non si sono più laureate”.

Mi ha ascoltato e mi ha detto che ci avrebbe pensato.

Poco fa mi ha scritto dicendomi che ha deciso di accettare la proposta di stage anche se cercherà di non perdere di vista l’obiettivo di laurearsi e di riuscirci nei tempi previsti. Mi ha timidamente chiesto se volevo farle da tutor per lo stage. Ho subito accettato: perché lo faccio sempre e perché non volevo che si sentisse mal giudicata per la scelta fatta.

Ma sono qui che rifletto.

Non so se ho fatto bene a risponderle quello che penso.

Non so se sia giusto insistere con i ragazzi affinché concludano il lavoro iniziato.

Soprattutto non so perché tanti subiscano il “fascino” di queste offerte lavorative poco prima della laurea. Forse ci sono bisogni economici che non possono essere ignorati. Forse c’è la paura di rinunciare ad una occasione che, di questi tempi, potrebbe non ripresentarsi. Forse c’è davvero il desiderio di cominciare a cimentarsi con il mondo del lavoro (certo non posso essere accusato di coltivare una formazione solamente “astratta”, ma capisco che la realtà lavorativa è altra cosa).

Resto con le mie domande.

Ed auguro a Lara ogni bene (ma se non si fa più viva, tra due mesi comincio a “stressarla” affinché concluda la tesi….).

 

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