C’è più tempo che vita

DiGiovanni Pascuzzi

26 Giugno 2015

Nell’incrociarla vicino al portone di casa, mi è venuto spontaneo fermarmi per cederle il passo. Ma la signora Maria, che vive nel condominio affiancato al mio, ha sfoderato il suo solito sorriso e, a propria volta, mi ha fatto cenno di precederla pronunciando queste parole: «C’è più tempo che vita, sa professore».

Non avevo mai ascoltato quel detto: così ho cercato notizie sul palmare. E’ un proverbio di incerte origini che contiene un invito a non affannarsi: come se la signora Maria avesse letto sul mio viso la solita fretta. Non sono pochi i detti popolari che fanno riferimento al tempo. Alcuni invitano a non sprecarlo: «Chi ha tempo non aspetti tempo» oppure «Il tempo è denaro»; altri, al contrario, ne celebrano la durata: «Il tempo è galantuomo» oppure «Il tempo dà consiglio».

Quello citato dalla signora Maria, però, è molto più profondo nella sua apparente contraddizione: da una parte, infatti, vi è la mera constatazione che la vita è assai più breve del tempo; dall’altro c’è un invito alla lentezza, a non farsi travolgere dagli impegni, ad assaporare gli attimi.

La nostra vita abita il tempo perché ci vuole tempo per realizzare gli obiettivi che ci proponiamo, per dare corpo alle relazioni, per costruire la nostra stessa identità. Il tempo dà ragione della profondità storica dell’esistenza che deriva dall’essere parte di una civiltà, di una tradizione, di una cultura. E’, inoltre, misura della parabola umana che nasce e si consuma permeandosi di gioie e di dolori, di successi e di cadute nella corsa verso il mistero. E’ ciò che Giuseppe Ungaretti definì «Sentimento del tempo» in una delle sue raccolte di poesie più famose.

All’opposto, invece, non è pensabile comprimere il tempo come se la nostra vita fosse in grado di contenerlo tutto. A volte ci si riempie la vita di cose da fare così da non avere mai un minuto libero. Qualcuno sostiene che ci si rifugia nella foga della routine per evitare di fare i conti con la paura del vuoto. Non so se sia davvero così. Certamente affastellando impegni si lascia poco spazio alla riflessione e al prendersi cura davvero di se stessi e delle persone care. Si pregiudica la stessa possibilità di dare ingresso alle novità e ai mutamenti, soprattutto quelli che riguardano la sfera interiore.

Come una volta ha detto John Lennon: «In fondo la vita è quello che ti succede mentre cerchi di fare qualcosa». Credo che la signora Maria l’abbia capito da tempo.

Corriere del Trentino, 26 giugno 2015

 

Argomenti correlati

Il diritto alla felicità

Skip to content