L’attaccamento alle proprie idee rende faziosi (Norberto Bobbio)

DiGiovanni Pascuzzi

14 Settembre 2018

L’attaccamento alle proprie idee rende faziosi (Norberto Bobbio)

 

Tra le cose che mi preoccupano di più, annovero lo smarrimento della capacità di dialogare in maniera civile. Contraltare dell’apatia, il dialogo tra sordi che scivola puntualmente nell’aggressione e nell’insulto sta minando la coesione sociale prima ancora che la democrazia.

Di seguito alcune riflessioni sull’argomento scritte da Norberto Bobbio nel 1996.

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Sono sempre stato, o mi illudo di essere stato, un uomo del dialogo più che dello scontro. La capacità di dialogare e di scambiarsi argomenti, anziché accuse reciproche accompagnate da insolenze, sta alla base di una qualsiasi pacifica convivenza democratica. Del dialogo ho fatto non so quante volte l’apologia, pur senza averlo trasformato in un feticcio. Non basta parlarsi per intraprendere un dialogo. Non sempre coloro che parlano l’uno con l’altro parlano di fatto tra loro: ciascuno parla per sé stesso o per la platea che l’ascolta. Due monologhi non fanno un dialogo. Ci si può servire della parola per nascondere le proprie intenzioni più che per manifestarle, per ingannare l’avversario piuttosto che per convincerlo. Non solo ho fatto l’elogio del dialogo, ma l’ho a lungo praticato. Ho anche fatto esperienza del dialogo fra sordi, del dialogo in malafede, del finto dialogo in cui uno dei due interlocutori, se non tutti e due, sa già in anticipo dove vuole arrivare, fermamente convinto sin dall’inizio che non doveva retrocedere di un passo dalla posizione iniziale, del dialogo inconcludente, ed è il del caso più frequente, in cui alla fine ciascuno resta della propria idea e si conforta concludendo che il dialogo è stato particolarmente utile perché le idee gli sono diventate più chiare (il che non sempre è vero, spesso è falso). Il dialogo l’ho anche praticato, se non altro perché il cedere alla tentazione dello scontro, e talvolta, nonostante i buoni proponimenti ho ceduto, è un atto di debolezza. Non tutti i dialoghi sono arrivati alla fine. Spesso si sono persi per strada, ora per colpa dell’uno ora per colpa dell’altro. In questi ultimi tempi, lo riconosco, anche per colpa mia. I pensieri di una persona anziana tendono ad irrigidirsi. Ad una certa età si stenta a cambiare opinione. Si diventa sempre più ostinati nelle proprie convinzioni, più indifferenti a quelle degli altri. I novatori vengono guardati con sospetto. Sempre più affezionati alle vecchie idee e, nello stesso tempo, sempre più diffidenti verso le nuove. L’eccessivo attaccamento alle proprie idee rende più faziosi. Mi rendo conto io stesso che devo guardarmene.

(Norberto Bobbio, Introduzione a De Senectute e altri scritti autobiografici, Torino, Einaudi, 1996; ora in Norberto Bobbio, Etica e politica. Scritti di impegno civile, Milano, I Meridiani Mondadori, 2009, 1541-1542).

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