Come nasce una “Cassandra”: l’esempio del Vajont

DiGiovanni Pascuzzi

10 Ottobre 2023

Nell’editoriale di domenica scorsa dedicato al sessantennale del disastro del Vajont, il Direttore Alberto Faustini ha ricordato che all’epoca ci fu una giornalista che denunciò i pericoli innescati dalla realizzazione di quel bacino artificiale. Tina Merlin, infatti, già due anni prima del disastro anticipò quello che sarebbe potuto succedere nella valle, con un articolo pubblicato su l’Unità il 21 febbraio 1961, in cui denunciava la possibilità che una frana cadesse nel lago provocando enormi danni. Non venne ascoltata e fu addirittura processata per diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico anche se poi assolta.

Tina Merlin incarnò, probabilmente suo malgrado, il ruolo della Cassandra inascoltata.

Cassandra è una figura della mitologia greca. Rappresenta il mito della profetessa di sventure ed eventi nefasti, per tale motivo evitata ed emarginata, per timore, paura o per l’illusione di poter modificare gli eventi.

A ben vedere la storia è piena di esempi di eventi nefasti che, pur preconizzati da qualcuno, si sono puntualmente verificati: si pensi ai disastri provocati dalla convinzione di poter ignorare le leggi della natura (come le alluvioni che generano vittime perché si costruisce nell’alveo dei fiumi) ovvero alle riforme giuridiche che non sortiscono gli effetti voluti.

Osservando ciò che accade, si può dire che le Cassandre sono figlie di precisi ingredienti.

A. La supponenza. Nel 2008 l’Unesco organizzò a Parigi un evento per celebrare l’anno internazionale del pianeta Terra. Nel documento denominato “Press kit”, preparato per l’occasione e facilmente reperibile in rete, si legge testualmente: «Il disastro del Vajont è un classico esempio del fallimento di ingegneri e geologi nel capire la natura del problema che si propongono di risolvere». Ho letto che in campo psicologico si parla di “sindrome di Cassandra” con riferimento a quelle persone pessimiste sul futuro, soprattutto il proprio. Si tratta di persone con bassa autostima. Esistono invece persone (non solo ingegneri e geologi, ovviamente) con autostima altissima ed ego smisurato. Persone convinte di essere in grado di trovare in poco tempo la soluzione a qualsiasi problema (anche totalmente estraneo al proprio campo di competenze) e che non sono sfiorati mai dal dubbio di stare compiendo inenarrabili sciocchezze.

B. La vista corta. Il disastro del Vajont venne provocato anche dall’ingordigia del profitto. Tanti i soldi in gioco in un momento in cui si stava arrivando alla nazionalizzazione dell’energia elettrica in capo all’Enel per cui era necessario completare l’impianto con una certa tempistica. In fin dei conti, quello del Vajont fu anche un disastro economico perché tante risorse finanziarie vennero spese per realizzare qualcosa che non ha avuto concreta utilità. Alcuni danno per scontato che l’uomo sia un essere razionale sempre in grado di valutare il proprio interesse (e di massimizzare il profitto). Ma su quale arco temporale si deve valutare il profitto? Può essere che una determinata impresa produca vantaggi nell’immediato, ma che nel tempo generi solo poste negative per l’interessato e per gli altri. Tra le altre cose, il Vajont ci ha insegnato che le decisioni di alcuni possono produrre conseguenze estreme su molti altri totalmente ignari. Le decisioni importanti impongono di valutare le ricadute nel tempo e nello spazio, di soppesare le conseguenze economiche ma anche sociali. Occorre la vista lunga, quindi. Le Cassandre, di solito, sono tali perché sanno vedere lontano e sono in grado di decifrare i segnali sapendoli anticipare.

C. La neghittosità del gregge. Tina Merlin denunciò pubblicamente quello che nessuno voleva vedere. Caratteristica delle Cassandre è l’isolamento e l’ostracismo. Le soluzioni pronte e apparentemente vantaggiose hanno grande appeal specie se proposte da chi ha potere (politico, economico, sociale): le persone tendono, cioè, ad uniformare i propri comportamenti a quelli della maggioranza senza andare troppo per il sottile. Seguire il gregge rende la vita più semplice. Le Cassandre sanno di scegliere un ruolo faticoso, che le condanna a bere l’amaro calice della solitudine malgrado si siano sobbarcate la fatica di approfondire e di cercare di vedere un po’ più lontano.

Cassandra, tutto considerato, è sinonimo di saggezza. Esistono le Cassandre perché esistono i comportamenti superficiali che ho cercato di descrivere. E la superficialità è la iattura dell’umanità. Naturalmente non è detto che i saggi non sbaglino mai. Al contrario. Ma la saggezza non è un punto d’arrivo, bensì un modo di vedere ed affrontare la vita “mettendosi scomodi”: anche i saggi vedono le illusioni, ma non ne sono confusi.

Alto Adige, 10 ottobre 2023

l’Adige, 21 ottobre 2023

 

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