
Circa un anno fa, sette famiglie francesi hanno intentato una causa contro la piattaforma di social media Tiktok, accusandola di aver esposto i giovani a contenuti dannosi che hanno portato a due suicidi. L’azione legale sostiene che l’algoritmo di TikTok ha esposto i sette adolescenti a contenuti legati all’autolesionismo, ai disturbi alimentari e alla promozione del suicidio.
Subito dopo, l’Assemblea nazionale francese ha istituito una Commissione d’inchiesta sugli effetti psicologici di TikTok sui minori. In questi giorni la Commissione ha consegnato il proprio rapporto finale (consultabile a questo indirizzo: https://www.assemblee-nationale.fr/dyn/17/organes/autres-commissions/commissions-enquete/tiktok). (Rapporto pdf) (Allegato Rapporto pdf)
1. Un social network dannoso. Secondo il rapporto, “tutto dimostra che l’algoritmo di TikTok spinge al peggio, isola, blocca, distrugge”. Si sostiene che TikTok: (i) diffonde contenuti dannosi per il pubblico che si diffondono a macchia d’olio (suicidio e autolesionismo, standard di bellezza non salutari, disinformazione medica, violenza, discriminazione, sessismo, pedofilia); (ii) usa algoritmi e design volti a catturare l’attenzione dell’utente al fine di creare dipendenza (un modello redditizio per alcuni influencer, basato sulla viralità e sull’eccesso); (iii) è usato molto da bambini e adolescenti sia in termini di copertura che di durata di utilizzo (tra i giovani intervistati dalla Commissione, il 72% dei 16-18enni e il 64% dei 12-15enni consultano TikTok almeno una volta al giorno).
2. Gli effetti. A dire della Commissione, TikTok ha effetti devastanti sulla salute mentale dei minori, effetti ancora insufficientemente documentati ma spesso individuati dagli stessi minori. TikTok: amplifica i disturbi mentali, crea dipendenza, a lungo andare crea anche disturbi fisici, ha effetti negativi sulla socialità e sullo sviluppo cognitivo dei bambini.
3. Le risposte ancora inadeguate. I relatori trovano inappagante la normativa europea. Il Digital Service Act (Regolamento UE 2022/2065) ha imposto la moderazione dei contenuti, ma nella pratica, tale moderazione è ancora insufficiente, disomogenea e negligente. Inoltre sono stati trovati dei meccanismi che consentono alle piattaforme di indirizzare gli utenti verso contenuti dannosi ovvero di aggirare il divieto di profilazione dei minori.
4. I suggerimenti. Il rapporto presenta 43 proposte tra cui: (i) il divieto totale di utilizzo dei social network, ad eccezione della messaggistica, per i minori di 15 anni; (ii) l’istituzione, per i ragazzi tra i 15 e i 18 anni, di un “coprifuoco digitale” dalle 22:00 alle 8:00 sui social network dotati di sistemi di raccomandazione di contenuti o dispositivi volti a catturare l’attenzione dell’utente; (iii) il divieto di usare i telefoni nelle scuole superiori; (iv) la riduzione dell’uso della tecnologia digitale a scuola a quanto strettamente necessario; (v) la sensibilizzazione dei genitori sui pericoli dei social network; (v) l’introduzione, per i genitori, del reato di “negligenza digitale”.
Di seguito qualche breve considerazione.
A. Il rapporto ha certamente il pregio di richiamare l’attenzione su un tema di fondamentale importanza, quello della salute mentale dei minori. Come lo stesso documento ammette, non esistono ancora studi definitivi sull’impatto che il digitale ha sui giovani: quindi tutto ciò che contribuisce ad incrementare la conoscenza sul tema non può che essere benvenuto.
B. In alcuni punti il rapporto sembra adottare un approccio meramente repressivo: vietare l’uso dei telefonini a scuola, ovvero ridurre in generale l’uso della tecnologia a scuola. Decisioni di questo tipo dovrebbero essere lasciate ai genitori e alle scuole. Occorre rilevare, però, che i bambini e i ragazzi di oggi vivono e vivranno un mondo abitato dalle tecnologie. Dobbiamo far finta che non esistono o dobbiamo educarli sin da subito a praticare la “cittadinanza digitale” (che comprende, anche per i minori, sia diritti che doveri, come quello, ad esempio, di non porre in essere pratiche di cyberbullismo)?. L’Unione Europea non si propone di vietare l’uso delle tecnologie bensì di tutelare il diritto dei minori ad un ambiente digitale sicuro e adeguato all’età (si veda la “Dichiarazione comune sui diritti e i principi digitali per il decennio digitale” proclamata, a gennaio del 2023, dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione).
C. Il ruolo dei genitori. Correttamente il rapporto suggerisce di sensibilizzare i genitori sui pericoli dei social network (e in questo si inserisce la formazione sugli strumenti che la stessa tecnologia mette a disposizione per tutelare i minori, come il “parental control”). Ma si spinge ad auspicare l’introduzione di un nuovo reato: quello di “negligenza digitale”. Si propone di integrare l’articolo 227-17 del Codice penale francese (che sanziona con la reclusione fino a due anni la messa in pericolo dei minori), al fine di punire le gravi inadempienze da parte di alcuni genitori nell’adempimento dei loro obblighi di tutela della salute e della sicurezza dei propri figli di fronte agli strumenti digitali, in particolare fin dalla più tenera età. Ricorrere alla sanzione penale sembra essere diventato un leit motiv del desiderio di porre rimedio alle complessità del mondo. Ma per un minore avere un genitore in carcere non è più produttivo dell’avere un genitore che lo lascia da solo per ore davanti allo schermo. L’unica strada non può che essere l’imparare ad assumersi le responsabilità connesse al ruolo. Di genitore e di minore.

