La sovranità è l’essenza dello Stato moderno: essa è il potere originario (ossia non derivante da alcun superiore potere) di governare un determinato territorio e la originaria potestà di imperio o di comando su quanti vi si trovano. La sovranità ha degli attributi classici: il monopolio dell’uso legittimo della forza, la potestà impositiva, la difesa delle frontiere, il potere di definire e imporre norme giuridiche in un dato territorio, la potestà di coniare moneta.
Negli ultimi tempi la parola sovranità viene associata a nuovi attributi. In taluni casi, sono addirittura cambiate le denominazioni dei Ministeri, a riprova dell’importanza di queste nuove dimensioni della sovranità. In Francia, ad esempio, il «Ministero dell’economia e delle finanze» ha assunto il nome di «Ministero dell’economia, delle finanze e della sovranità industriale e digitale». Il «Ministero dell’agricoltura» è diventato «Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare». Ma si usano anche espressioni come «sovranità energetica», «sovranità sanitaria», e simili.
Proviamo a dare, brevemente, delle definizioni di questi neologismi, non senza aver sottolineato che si tratta di termini tuttora privi di un significato stabile e condiviso.
Sul sito del governo francese si legge che il rafforzamento della «sovranità industriale» della Francia è una priorità per il governo. Come primo passo ci si propone di sviluppare i settori strategici e ridurre le catene di dipendenza. Nella locuzione rientrano tematiche come: la transizione ecologica, i benefici per l’occupazione, l’indipendenza dagli investimenti esteri in settori sensibili, il ripensamento delle politiche di delocalizzazione.
La «sovranità digitale» può essere descritta, in prima approssimazione, come la capacità dei governi e delle imprese di gestire e creare autonomamente i propri dati, i propri hardware e i propri software. Anche in atti normativi ufficiali essa riflette la preoccupazione per la forte dipendenza da un ristretto numero di grandi imprese tecnologiche stabilite fuori dall’Unione europea.
Per «sovranità alimentare» per lo più si intende il diritto di ogni Paese a mantenere e sviluppare la propria capacità di produrre cibo, un fattore essenziale per la sicurezza alimentare, nel rispetto della diversità culturale e agricola.
Con la locuzione «sovranità energetica» ci si riferisce alla necessità di porre in essere politiche energetiche che garantiscano maggiore indipendenza dall’estero attraverso, ad esempio, un maggiore ricorso alle energie rinnovabili così da non restare esposti agli incrementi dei prezzi generato da crisi belliche internazionali.
Di «sovranità sanitaria» si è cominciato a parlare soprattutto in occasione della pandemia generata dal Covid e fa riferimento all’importanza di progettare e produrre in loco i farmaci atti a tutelare la salute della popolazione (può essere considerato un aspetto della sovranità industriale).
Il fenomeno della “proliferazione delle sovranità” induce ad alcune riflessioni assolutamente embrionali data l’ampiezza e la rilevanza dei fenomeni.
a. Il primo dato ad emergere in maniera evidente è la spinta verso un maggior intervento dello Stato (sotto questo profilo, Stato e sovranità sono sinonimi). Dopo decenni trascorsi a decantare le virtù dei mercati ecco che si avverte la prorompente necessità che lo Stato allarghi le proprie funzioni. Tali funzioni comprendono tanto gli aspetti di regolazione (dettare norme che garantiscano determinati obiettivi) quanto l’intervento in prima persona (investimento finanziario e/o produzione diretta per determinati beni e servizi).
b. Il ricorso alle nuove sovranità sembra rispondere ad una sensazione di maggiore vulnerabilità. Le crisi economiche (con la perdita di posti di lavoro), le pandemie (con la necessità di avere farmaci subito disponibili), le guerre (con gli effetti deleteri sui prezzi delle materie prime e dell’energia) ci fanno percepire dei rischi che la globalizzazione non solo non ha scongiurato ma forse ha addirittura potenziato. L’ansia di sovranità, sotto questo profilo, è sinonimo di ansia di maggiore sicurezza.
c. È possibile che le nuove sovranità siano una ricaduta del sovranismo inteso come posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in contrapposizione alle dinamiche della globalizzazione e alle politiche sovrannazionali di concertazione. Ma si può essere sovrani in tutto? È possibile che ogni singolo Stato faccia tutto da solo ad un livello qualitativo appezzabile? Se si accoglie tale logica, non è facile ipotizzare che gli Stati più grandi, più ricchi di materie prime e di sistemi di istruzione adeguati, finiscano per condannare alla povertà i paesi meno accorsati e meno fortunati? Se la richiesta di sovranità finisce per coincidere con gli egoismi nazionali è più o meno facile che si scatenino le guerre?
d. Nel contesto a noi più vicino la domanda dovrebbe essere: sovranità nazionale o sovranità europea? Perché forse è proprio quest’ultima la dimensione che riuscirebbe tanto a rispondere alle giuste richieste di sicurezza quanto a depotenziare i pericoli impliciti in ogni nazionalismo spinto.